|
Il matrimonio della sirena di Lolita Timofeeva, tecnica mista su carta, foglia d'oro, 1997 |
Delle
volte, spulciando tra le vecchie carte, faccio delle scoperte curiose che mi
aiutano ad ordinare le mie idee e ad analizzare il mio percorso creativo. Questa volta ho trovato un qualcosa che
conferma le potenzialità del nostro inconscio ed è un lavoro su carta dal
titolo “Il matrimonio della Sirena” del 1997. L’intenzione di allora era di raffigurare lo
sposalizio con l’Arte, una sorta di nozze mistiche che uniscono le energie
divine creative e creatrici, raffigurate dal cuore infuocato con l’occhio che
vede tutto, con le energie terrene, rappresentate dalla figura femminile che
però assume le bizzarre sembianze della sirena, con riferimento
all’acqua. L’acconciatura della sposa è adornata
dalla luce dorata intensa e circoscritta. Tutti questi elementi ora mi portano
a pensare non solo all’unione degli opposti ma ai princìpi che regolano i
significati fondativi della cultura alchemica: l’unità cosmica e il principio
dell’eterno femminino, la mutazione come elevazione, cosicché la luce dorata
intorno al capo della sposa rappresenta “l’oro della illuminazione mistica”. Così
descrive la sirena Basilio Valentino nel suo “Azoth”: “Io sono Dea di grande
bellezza e di nobile stirpe, nata dal nostro Mare, e circondo il mondo intero.
Sempre in movimento, spando dalle mie mammelle il Latte ed il Sangue. Cuocili
entrambi, fino a convertirli in Oro ed Argento, ad ogni altro metallo superiori:
io rendo molto ricco colui che mi possiede“.
|
Foto - ispirazione |
Esattamente
vent’anni dopo “Lo sposalizio con l’Arte”, nel 2017, grazie alla mostra che ho realizzato
a Napoli al Castel dell’Ovo, sono tornata all’archetipo
della sirena, ma in modo più consapevole, ed ho scoperto tante cose
interessanti. La serie di opere su carta
“Metamorfosi della sirena” è un racconto
della trasformazione iconografica in uno spazio temporaneo della sirena da
donna-uccello a donna-pesce ed è un omaggio a Parthenope. Nell’opera di Omero
le sirene si lasciarono morire perché il rifiuto di Ulisse era per loro
insopportabile: tra queste creature incantevoli e terribili c’era anche
Parthenope. Il mare trasportò il suo corpo sullo scoglio di Megaride dove oggi sorge
Castel dell’Ovo. Da qui il nome Napoli – città partenopea, un’etimologica che
mi affascina tanto.
|
Metamorfosi della sirena di Lolita Timofeeva, tecnica mista su carta, 2017 |
Da
millenni in diverse culture del mondo l’immagine della Sirena – archetipo
femminile primordiale probabilmente nato nell’immaginario maschile, alimenta le
fantasie lusingando gli uomini sulla loro capacità di decifrare quel grande
mistero che è l’universo femminile in tutta la sua complessità, in cui coesiste
il mistero della maternità, il desiderio sessuale, la potenza dell’eros, la
seduzione, la fierezza di essere donna. Le sirene incarnano la frustrazione dell’uomo
per l’incapacità di entrare nella mente della donna e il terrore di essere
soggiogato a causa dell’attrazione erotica esercitata dall’essere femminile. Lo si può osservare nelle rappresentazioni
medievali delle sirene, quando prima erano raffigurate come arpie suscitando attrazione
e repulsione, poi si sono evolute e le zampe da uccello sono diventate due code
ma in un atteggiamento tentatore ed aggressivo: il
loro canto è seduzione, sopraffazione e morte. La metamorfosi della sirena va di
pari passo con l’evoluzione dell’uomo, con i cambiamenti culturali, religiosi e
sociali. La fase successiva è una sirena più ingentilita, con le cosce unite e le due code attorcigliate con grazia – rappresenta
la seduzione, il rischio e l’avventura. E
poi finalmente la sirena come è rappresentata nei miti moderni – con una coda
sola, ma sempre suadente – che incarna voluttà e tormento, piacere e crudeltà, il terrore di essere trascinati negli abissi del
mare stretti in un abbraccio dolce e letale.
Commenti
Fausto De Simone