giovedì 27 dicembre 2012
giovedì 19 aprile 2012
Trasmutare la morte in vita, “Gioie di Lò” by Lolita Timofeeva
di Alberto Parisi
Lolita Timofeeva, artista
lettone, stabilitasi da anni a Bologna, ha lanciato una sua linea di gioielli - "Gioie di Lò".
Usando materiali innovativi in quanto arcaici e quasi non considerati, guidata
dalla visione trascendente della creatività, ha realizzato vere e proprie
sculture in miniatura di un’originalità assoluta.
La abbiamo intervistata nel suo
studio, a Bologna.
Alberto Parisi. – Dunque, cara Lolita, questo è un esordio o qualcosa che deriva da esperienze precedenti?
Lolita Timofeeva. No, questo non
è un debutto. In passato ho già disegnato
gioielli, che sono stati poi realizzati da orafi vicentini e presentati
dalla mia gallerista olandese. La differenza è che questi gioielli ora li eseguo
io, personalmente.
A.P. – Quindi si è cimentata anche nell’arte orafa?
L.T. No, no! L’oro, nel mio caso,
è usato come rifinitura finale. Lavoro con osso che, dopo trattamenti
appropriati, alla fine ricopro con foglia d’oro zecchino 24 carati, con la
tecnica che si usava per le antiche icone russe. Si tratta di piccole sculture,
impreziosite con oro. Ogni esemplare è unico, le forme possono essere simili ma
mai uguali.
A.P. – Perché l’osso? Come è nata l’idea?
L.T. Perché in questo periodo sto
lavorando a un progetto, per il quale realizzo sculture e installazioni con le
radici degli alberi e osso. Così,
manipolando questi materiali e osservando la loro intrinseca bellezza, mi è sorta
l’idea di trasferire le mie creazioni in una scala minore, anzi minima, per produrre
qualche gioiello per me stessa. I materiali sono leggeri rispetto ad ogni altro usato in oreficeria,
quindi si possono creare volumi abbastanza importanti anche per gli orecchini
senza soffrirne il peso. Per nobilitare la materia l’ho ricoperta d’oro, ho
aggiunto alcune pietre naturali ben tagliate, montandole con dettagli in argento e ho iniziato a indossare
questi gioielli. Mi sono resa conto che queste creazioni non passavano
inosservate. Un giorno li ha notati una mia amica che ha un piccolo negozio,
“Angelique”, in via Orefici a Bologna ed ha insistito per averne. Così ho
ricevuto lo stimolo per creare una vera e propria prima collezione ragionata.
A.P. – Fin dall'antichità gli uomini hanno avuto il desiderio di adornarsi
e i primi gioielli venivano realizzati proprio in osso oppure in legno, corno e
avorio. Quindi è un ritorno alle origini primordiali?
L.T. – Esatto. Sembra che l’uomo
primitivo abbia pensato di adornarsi prima ancora di vestirsi. La storia della
gioielleria risale a ventimila anni prima della nascita di Cristo. Nell’antichità
l’osso si riteneva materiale apotropaico (dal greco αποτρέπειν, apotrépein
= "allontanare"), in quanto rappresentava ciò che “sopravviveva” alla
morte fisica, quindi con potere di scongiurare, allontanare o annullare
influssi maligni. Le ossa di alcuni mammiferi erano levigate, lavorate e
utilizzate per collane-amuleto. Erano ritenute dotate di qualità magiche e divinatorie. A parte il
loro potere esorcizzante, mi affascina l’idea di trasmutare la morte in vita, la fine in oro, di compiere un rituale nel quale,
dopo la morte, c’è la rinascita.
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Lolita Timofeeva
martedì 17 aprile 2012
domenica 4 marzo 2012
Addio a Lucio Dalla
Volevi veramente morire in piazza Grande?
E adesso migliaia di persone a cercare le parole per provare a stare ancora insieme a te.Qui in Piazza Grandesi sente il dolore nella musica.
Ciao Lucio!
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lunedì 13 febbraio 2012
Per ricordare Antoni Tàpies, notaio del suo tempo
di Lolita Timofeeva
Intervista realizzata nel 1997 per un mensile di Mosca in occasione della retrospettiva al Museo Pecci di Prato del grande pittore informale (estratto)
Lolita Timofeeva. - Maestro, ha mai esposto in Russia?
Antoni Tàpies. Mai fatto una mostra in Russia, anche perché nessuno me l’ha mai chiesta.
L.T. - Comunque, ho visto una sua opera a Mosca nel 1998 fra altre opere di Arman, Burri, Fontana. Fu una mostra organizzata con le opere provenienti da una fondazione privata (forse viennese) e per noi, studenti dell’accademia tradizionale, fu sconvolgente vedere un’arte così diversa e impossibile nell’Unione Sovietica a quell’epoca.
A.T. Non sapevo niente di questa mostra e, in ogni modo, sono piacevolmente sorpreso.
L.T.- C’è stato periodo nella sua vita in cui lei era profondamente di sinistra. Cosa pensava, allora, della Russia?
A.T. Come molti intellettuali del mondo, dopo la seconda guerra mondiale ho molto sperato. Ero fiducioso nella Russia, pensando che il suo sistema sociale e politico fosse quello giusto. Non ci era apparso il lato peggiore della dittatura stalinista perché la propaganda sovietica era molto forte. Non abbiamo compreso subito l’ideologia negativa che imprigionava questo paese. Però, poco a poco, ci siamo resi conto della tragedia della gente oppressa, nonostante una straordinaria produzione culturale, nel campo artistico, musicale, letterario. Precisamente, ce ne siamo accorti ascoltando gli esuli russi accorsi a combattere in Spagna durante la guerra civile. Questo sistema socialista era un sistema repressivo.
L.T.- Qual è il suo rapporto con la letteratura? E la letteratura ha mai influenzato la sua creatività?
A.T. Amo molto la novellistica, la poesia. Mi sento in una profonda relazione con il mondo intellettuale. I pensatori che mi hanno influenzato da giovane sono stati esistenzialisti, come Sartre o Heidegger. Ho collaborato con molti poeti, anche con il poeta russo Josif Brodsky. Con questo poeta supremo abbiamo realizzato un libro d’artista, con un testo autografo accompagnato da alcune mie opere grafiche.
L.T. - Secondo lei, la Grande Arte deve avere un impegno politico, deve rispecchiare i valori del tempo?
A.T. Penso che l’artista sia come una specie di notaio della sua epoca, un testimone. In ogni modo c’è una parte dell’artista che non è estemporanea, è universale. E’ un fatto inedito, mai verificatosi in alcuna altra epoca.
L.T.- Nel suo lavoro lei usa spesso materiali anomali, come spugna sintetica, paglia e altri materiali.
A.T. Per la mia ricerca la sperimentazione è importantissima, io faccio molti tentativi, difficili da spiegare attraverso le parole. Sperimento i materiali finché non mi danno una certa sensazione.
L.T. -Spesso sono materiali destinati a degradarsi nel tempo. Cosa pensa del fatto che i posteri non vedranno le sue opere integre, così come le ha concepite?
A.T. Cosa penso? Peggio per chi le compra.
Prato, marzo 1997
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mercoledì 1 febbraio 2012
Allemandi ad ArteFiera 2012
Venerdì 27 gennaio alle ore 17,30 nello spazio ArtCafè di ArteFiera Sandro Parmiggiani ha condotto l’incontro “Conversazioni intorno al libro”, presentando ultime novità editoriali di Allemandi Editore.
Sono intervenuti: Athos Ongaro, Mirta Carroli, Maria Luisa Vezzoli e Lolita Timofeeva.
Le pubblicazioni presentate sono: «ATHOS ONGARO» - «FORME IMPLICITE» - «LOLITA TIMOFEEVA. OPUS ALCHYMICUM»
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