venerdì 26 febbraio 2010

Picasa & Flickr

Lolita_Timofeeva_con_Philippe_Daverio_2007_Parma E adesso sono con Renzo & Massimiliano ad allestire gli “acquari” dove le foto del del mio pesce-blog potranno sguazzare liberamente e poter essere “ammirate” da tutti.







L’acquario Picasa si può raggiungere da questo link: www.picasaweb.google.com/lolitatimofeeva

e  questo  è  invece  il  link  dell’acquario  Flickr:           
http://www.flickr.com/photos/lolitatimofeeva
Buona visione!

Lolita

venerdì 5 febbraio 2010

Passioni offuscate

di Lino Cavallari
cover_thumb Cara Lolita, ho preso atto del tuo nuovo blog e così ho potuto leggere un po' di cronaca su quanto è avvenuto a Bologna durante Arte Fiera. Mi pare che questa sia stata la 34° edizione, ma mai che nessuno si ricordi che la manifestazione è stata inventata dal mio collega e maestro di giornalismo d'arte Giorgio Ruggeri, di cui l'anno scorso ho conosciuto il figlio (con la moglie giapponese e il loro bambino). C'ero soltanto io nella chiesa di Santa Rita in via Massarenti, al funerale di Ruggeri, le cui stroncature ricadevano sul mio capo essendo il suo "vice", come il diluvio di parolacce da parte del defunto Borgonzoni, durante una sua mostra in una galleria in via Guerrazzi che ora non esiste più, che mi fece rimanere molto perplesso non sapendo nemmeno a che cosa alludesse, e che impaurì non poco una amica che mi accompagnava, Gianna Sciannamè. Poi, con Borgonzoni, artista bolognese dalla lunga storia, facemmo pace. Eppure Ruggeri dava a ciascuno il suo ed era molto severo (tranne nell'ultimo periodo, in cui si era talmente ammansito da prendere in considerazione tutti: un discutibile declino.
Insomma, dici di esserti divertita con le opere degli artisti emergenti, nomi che io non conosco perché sono fuori dal giro anche se resto informato con le riviste del settore. Ma oggi non c'è paragone con quanto si viveva negli anni 1960-'70-'80, come ti può testimoniare Helga Schneider, il cui nome leggo nel sottofondo del tuo blog. Lei, che ha alle spalle una storia terribile nella Germania di Hitler descritta in alcuni libri, come me collaborava alla edizione pomeridiana del Resto del Carlino, "Carlino Sera". E' per questa ragione che l'ho ricordata a un collega che ora vive a Beverino (La Spezia), Gualtiero Vecchietti, figlio del commediografo Otello Vecchietti noto come "Massimo Dursi" e nipote di Giorgio Vecchietti inventore della rubrica televisiva "TV 7", perché Gualtiero era come il redattore capo di questo giornale che radunava un mucchio di giovani, alcuni dei quali si sarebbero fatti strada, come Giorgio Rossi ("Giorgio Cortenova") direttore fino a qualche tempo fa di Palazzo Forti a Verona, o Enrico Franceschini, attuale corrispondente da Londra per "la Repubblica" dopo esserlo stato da Mosca. In tal modo la Schneider ha potuto parlare a lungo con Gualtiero, che ora dirige un giornalino, "La Gazzetta del Vara", rievocando quei tempi in cui l'arte destava passioni forti e sanguigne, insomma "hot" come i "misteri" sanguinolenti di Hermann Nitsch, e non il moderato interesse d'oggi, freddo e pallido, "cool", quasi in un limbo illuminato dal neon. In Italia, che io sappia, il neon in tubi fluorescenti, per simulare il percorso di rami d'albero, esempio di concettualismo, fu usato per primo da Germano Olivotto, che oggi sarebbe certamente una stella se fosse vissuto.
Accantonato il finto tecnicismo di Nam June Paik, con i suoi televisori ammonticchiati, questi sono i tempi di Marco Lodola e di Jeff Koons, che peraltro hanno fatto anch'essi il loro tempo (come testimoniano le tue fotografie ad "Arte Fiera") ma i giovani mi sembra vadano ad attingere abbondantemente nel "Nouveau Realisme" di Pierre Restany e soprattutto in quel movimento trasversale che fu il Gruppo "Fluxus" (che non viene neppure più nominato, forse per timore di identificare le fonti di una presunta freschezza inventiva), oltre che nella vastità del Futurismo e sue filiazioni nei vari paesi del mondo in cui si espanse.

lunedì 1 febbraio 2010

Il volto bizzarro di Arte Fiera

immagine 1 Quando vado a vedere le mostre-mercato come Arte Fiera, dove le proposte sono tante e si rischia il disorientamento, mi affido all’intuizione scorgendo tutto comunque, per i fini didattici, ma fermandomi solo davanti alle opere molto belle, opere bizzarre oppure davanti alle opere che mi incuriosiscono come fenomeno sociale.

Il significato del bello è diverso per ognuno di noi.
immagine 1c Per me il “bello” relativo a un’opera d’arte non significa che raffiguri per forza un qualcosa di aggraziato, ma che i suoi contenuti mi provochino una sorta di inquietudine, inchiodandomi davanti nel tentativo di coglierne il significato. Vuol dire che l’armonia o la disarmonia apparente dei mezzi usati mi porta oltre l’oggetto o soggetto raffigurato, toccando in me le corde di un ricordo antico, scavando nella mia memoria genetica e facendomi vivere l’esperienza della trascendenza.
Invece il “brutto” nell’arte per me è semplicemente il sinonimo del banale.
Ora però, non parlerò delle opere belle o brutte, ma farò un piccolo reportage personale e sicuramente parziale basandomi sulle osservazioni che abbiamo fatto con alcuni amici artisti, galleristi e collezionisti, visitando Arte Fiera.
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Quest’anno la fiera particolarmente si è distinta per la presenza di “oggetti d’arte” come, per esempio, il divano-scultura di Robert Stadler che dovrebbe essere anche comodissimo. Oppure la scultura-mobiletto di Vincent Dubourg che potrebbe arredare qualche dimora elegante. È un compromesso tra l’arte e la funzionalità e quindi lo sconfinamento dell’arte nel design, o forse viceversa.
Altra categoria di “oggetti d’arte” sono una specie di “giocattoli” per adulti di grandi dimensioni, realizzati in vetroresina laccata o in altri materiali molto lucidi. Fanno pensare ai gadget di lusso che di solito si vedono nelle réclame delle riviste pattinate.
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È una corrente lanciata da Jeff Koons, una pop art rivisitata, spesso dichiaratamente kitsch, qualche volta divertente e ironica.
immagine 7 Come vedete, il mio atteggiamento è già un pregiudizio. Ma girando tra agli stand a un certo punto mi sono fermata davanti ad alcune opere di Urban Grünfelder, anche quelle realizzate in un materiale simile, che però mi hanno incuriosito per il contenuto, quindi, ho pensato che non è importante il mezzo che si usa, ma l’idea. E in questo caso il materiale liscio e lucido giocava a favore dell’opera, sdrammatizzando un po'.
immagine 8 E poi c’erano tantissime opere realizzate in materiali riciclati, usati soprattutto dai giovani. Questa tendenza forse, si può interpretare sia come esigenza per la salvaguardia dell’ecologia del nostro pianeta, sia come risposta alla crisi che viviamo.
Si è notato che sono visibilmente diminuite le gallerie che presentano video arte. Ma in compenso nell’aula magna Santa Lucia, per i fortunati che sono riusciti a entrare, è stata realizzata una performance meravigliosa di Bill Viola, con le musiche di Arvo Pärt, famoso compositore sperimentale estone. Probabilmente la storia sta facendo il proprio corso rendendo difficoltoso agli artisti giovani misurarsi con i grandi come Bill Viola.
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La notte bianca è stata apprezzata quest’anno più che mai. L’euforia si percepiva ovunque: nei musei aperti fino alla notte fonda, nelle feste, in mezzo alla gente che ha invaso le strade del centro di Bologna. La folla incantata si spostava da un palazzo storico all’altro come fosse stregata dal loro fascino.
Lolita