Guttuso a Noto. L’uomo che sognava di unire la verità con la bellezza e il comunismo con l’arte
di
Lolita Timofeeva
Lo rivela
l’esposizione “Io, Renato Guttuso” allestita nella splendida cornice dell’Ex
Convento di Santa Chiara a Noto, l’odierna sede del Museo Civico. La mostra,
organizzata da Sikarte e curata da Giuliana Fiori, chiuderà i battenti l’11
ottobre.
Attraverso le
trentaquattro opere selezionate, lo spettatore è invitato a seguire il percorso
dell’artista siciliano e a scoprire passo dopo passo il suo animo, per
conoscere le diverse sfaccettature della sua ricca personalità, a volte contraddittoria. Antifascista impegnato in politica e amante della bella vita,
generoso ma anche geloso di ciò che aveva conquistato, da uomo del sud,
attaccato alle proprie radici e nello stesso tempo aperto al mondo. Esuberante
e curioso, ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca di verità e alla loro
rappresentazione.
Nato a Bagheria nel
1911, successivamente si trasferì a Palermo e poi a Roma e a Milano ma non
dimenticò mai la sua Sicilia, la luce e i colori di questa terra si
rifletteranno sempre nelle sue opere. Si formò artisticamente sul modello delle
correnti figurative europee, influenzato da artisti come Courbet, Van Gogh e
Picasso, con una forte infatuazione, a
volte contrastata, per tutto ciò che rappresentava l’Unione Sovietica, dove si
recò diverse volte come esponente del Partito Comunista italiano.
Nel 1948 in Polonia,
durante il Consiglio Mondiale della Pace a Wroclaw, Guttuso stringe amicizia
con Il'ja Ėrenburg, un noto giornalista
e scrittore sovietico, con il quale condivide
un’ammirazione incommensurabile per Picasso ed il proposito di assegnare all'artista spagnolo il Premio Lenin, essendo entrambi membri della giuria
del premio destinato alle figure
politiche filo sovietiche oppure agli artisti stranieri cosiddetti “progressisti”.
Ma quest’idea, sostenuta anche da Aragon e Neruda, fu contrastata da altri
membri del Comitato che ritenevano
Picasso amorale. Riuscirono a realizzare il loro piano solo nel 1962. Nello
stesso anno Guttuso fu eletto membro onorario dell'Accademia delle arti
dell'URSS diretta allora da A.M. Gerasimov che odiava Picasso. Solo l’impegno
sociale nella pittura di Guttuso e la sua appartenenza al Partito Comunista
Italiano impedì a Gerasimov di ribaltare il risultato delle elezioni.
Nonostante la grande
differenza di età, il rapporto con l' amico scrittore durerà fino alla fine
della vita di Ėrenburg, che scrive nel libro di memorie “Uomini, anni, vita”
(1961) riferendosi al suo viaggio in Italia nel 1949, a cui partecipò anche
Picasso:
“Guttuso è un uomo di
passioni, un vero uomo del sud. Ancora oggi è alla ricerca di sé stesso: vuole
unire la verità con la bellezza e il comunismo con l'arte che ama; mi domandava
con esaltazione di Mosca e con devozione ammirava Picasso; dipingeva grandi
tele su temi politici e piccole nature morte”.
Esattamente queste
piccole nature morte, come anche i rigorosi limoneti, i paesaggi con gli ulivi
– il suo espressionismo mediterraneo - erano i più apprezzati in Unione Sovietica. Proprio la sua
sicilianità aveva fatto breccia nel cuore dei russi.
Guttuso era visto in
Unione Sovietica come un divo venuto dall’occidente, era ammirato per la sua
ricca personalità esplosiva e perché era sincero e diretto.
La prima mostra di
Renato Guttuso a Mosca è stata possibile cinque anni dopo la morte di Stalin
con l’arrivo di Krusciov e la destalinizzazione. Il Museo Puskin di Mosca gli
dedicò un’importante retrospettiva nel ’61.
“... Abbiamo parlato in una strana mescolanza
di russo, francese e italiano. Il motivo principale dei suoi attacchi era:
perché stiamo mentendo così
testardamente in tempi così feroci. Sui giornali, nei libri, alle riunioni. Non
avevo gli argomenti per difendermi, quindi sono passato a un contrattacco.
- Sono un semplice
membro del partito, - mi sono giustificato - tu invece sei un amico di
Togliatti, il membro del Comitato Centrale del più grande e influente Partito
Comunista nel mondo occidentale. E tutto ciò che stai dicendo ora dovrebbe
essere detto non a me, ma a Brèžnev.
Guttuso scoppiò a ridere: - Figurati, hai
trovato con chi parlare ...
- Allora non fate i
ruffiani con lui! - urlai - E quando venite ai nostri congressi, tagliate la
testa al toro! Ma in somma, parliamo meglio dell'arte. – avevo smussato”.
Nella Russia di
allora le sue grandi tele con numerose figure - espressioni di temi politici -
erano ritenute non sufficientemente di sinistra anche perché gli esponenti del
Partito Comunista Italiano all'epoca erano accusati di revisionismo. E c’era anche chi nell'ambiente dell’arte
storceva il naso perché Renato non era in linea con la scuola accademica: i
principi del realismo socialista erano inflessibili.
E’ emblematico il
ritratto di Guttuso realizzato da Pavel Korin nel 1961 (Museo Russo,
Pietroburgo) che lo raffigura sullo
sfondo di una sua natura morta con un cesto di vimini piuttosto che sullo
sfondo di una sua tela "politica".
Nel 1972 gli viene
dedicata una mostra all’Accademia delle arti di Mosca.
Un testimone dell'
evento, Andrey Evplanov (scrittore e giornalista russo) così lo descrive:
“La mostra di dipinti
di Guttuso, che ebbe luogo nelle sale dell'Accademia delle arti dell'URSS,
divenne per me una finestra verso l'Italia. C'erano pochi quadri, e tutti si
sono fusi in un'unica immagine per me - qualcosa di leggero, luminoso,
eccitante. C'erano pochi visitatori alla mostra. E quelli che arrivarono
rimasero perplessi a lungo davanti al dipinto "I funerali di
Togliatti". Tra coloro che salutavano per
l'ultimo viaggio il leader dei comunisti italiani, l'artista ha più
volte raffigurato lo stesso Togliatti, se stesso e un sacco di cloni di Lenin.
Successivamente, questa trovata è stata ampiamente utilizzata da Glazunov,
popolando densamente le sue creazioni con personaggi riconoscibili”.
Ma torniamo alla
mostra siciliana che ripercorre tutte le tappe della sua creatività. Tra gli
olii e i disegni possiamo scoprire Guttuso uomo, artista, intellettuale,
politico e scenografo.
L’esposizione del
Museo Civico di Noto inizia con il dipinto “L’aranceto” del 1957, che
sembra star lì ad introdurre, ad annunciare allo
spettatore la "sicilitudine" che percepirà aggirandosi tra le opere
di Renato Guttuso, quella condizione esistenziale e metafisica che trapela da
ogni sua tela.
Potrete ammirare il
coloratissimo studio per il famoso dipinto “Vucciria”: “La cassetta con
peperoni e melanzane” del 1974, un dipinto che nella mostra vive di propria
luce.
E poi le opere
dedicate all'universo femminile come espressione di quiete - “Mimise che dorme”
del 1941, un toccante ritratto della moglie Maria Luisa Dotti - ma anche alcuni
nudi conturbanti dedicati alla sua musa
Marta Marzotto.
“La visita di Dürer”
è la fusione perfetta tra presente e passato, un convivio tra l’arte e il
cinema rappresentati da Dürer e da Marlene Dietrich, con le mani di Guttuso che
fanno gli onori di casa offrendo un
dolce siciliano.
E la “Eruzione
dell’Etna” con le persone-ombra che ammirano il lento movimento di fiumi di
magma incandescente, il dipinto che sembra dialogare con i reperti archeologici
della Noto Antica distrutta dal terremoto, esposti nella sala, in un intimo
memento mori.
Museo Civico di Noto
- Ex Convento di Santa Chiara
27 giugno - 11
ottobre 2020.
Visitabile tutti i
giorni dal lunedì alla domenica.
Informazioni
SIKARTE -
www.sikarte.it
+39 334 199 9072
Ufficio Stampa
Valentina Barbagallo
349 84 71 800
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