martedì 12 gennaio 2021

Lolita Timofeeva. Il matrimonio della Sirena


Il matrimonio della sirena di Lolita Timofeeva, tecnica mista su carta, foglia d'oro, 1997

Delle volte, spulciando tra le vecchie carte, faccio delle scoperte curiose che mi aiutano ad ordinare le mie idee e ad analizzare il mio percorso creativo.  Questa volta ho trovato un qualcosa che conferma le potenzialità del nostro inconscio ed è un lavoro su carta dal titolo “Il matrimonio della Sirena” del 1997.  L’intenzione di allora era di raffigurare lo sposalizio con l’Arte, una sorta di nozze mistiche che uniscono le energie divine creative e creatrici, raffigurate dal cuore infuocato con l’occhio che vede tutto, con le energie terrene, rappresentate dalla figura femminile che però assume le bizzarre sembianze della sirena, con riferimento all’acqua. L’acconciatura della sposa è adornata dalla luce dorata intensa e circoscritta. Tutti questi elementi ora mi portano a pensare non solo all’unione degli opposti ma ai princìpi che regolano i significati fondativi della cultura alchemica: l’unità cosmica e il principio dell’eterno femminino, la mutazione come elevazione, cosicché la luce dorata intorno al capo della sposa rappresenta “l’oro della illuminazione mistica”. Così descrive la sirena Basilio Valentino nel suo “Azoth”: “Io sono Dea di grande bellezza e di nobile stirpe, nata dal nostro Mare, e circondo il mondo intero. Sempre in movimento, spando dalle mie mammelle il Latte ed il Sangue. Cuocili entrambi, fino a convertirli in Oro ed Argento, ad ogni altro metallo superiori: io rendo molto ricco colui che mi possiede“. 

Foto - ispirazione
Esattamente vent’anni dopo “Lo sposalizio con l’Arte”, nel 2017, grazie alla mostra che ho realizzato a Napoli al Castel dell’Ovo, sono tornata all’archetipo della sirena, ma in modo più consapevole, ed ho scoperto tante cose interessanti. La serie di opere su carta “Metamorfosi della sirena” è un racconto della trasformazione iconografica in uno spazio temporaneo della sirena da donna-uccello a donna-pesce ed è un omaggio a Parthenope. Nell’opera di Omero le sirene si lasciarono morire perché il rifiuto di Ulisse era per loro insopportabile: tra queste creature incantevoli e terribili c’era anche Parthenope. Il mare trasportò il suo corpo sullo scoglio di Megaride dove oggi sorge Castel dell’Ovo. Da qui il nome Napoli – città partenopea, un’etimologica che mi affascina tanto.

Metamorfosi della sirena di Lolita Timofeeva, tecnica mista su carta, 2017

Da millenni in diverse culture del mondo l’immagine della Sirena – archetipo femminile primordiale probabilmente nato nell’immaginario maschile, alimenta le fantasie lusingando gli uomini sulla loro capacità di decifrare quel grande mistero che è l’universo femminile in tutta la sua complessità, in cui coesiste il mistero della maternità, il desiderio sessuale, la potenza dell’eros, la seduzione, la fierezza di essere donna. Le sirene incarnano la frustrazione dell’uomo per l’incapacità di entrare nella mente della donna e il terrore di essere soggiogato a causa dell’attrazione erotica esercitata dall’essere femminile.  Lo si può osservare nelle rappresentazioni medievali delle sirene, quando prima erano raffigurate come arpie suscitando attrazione e repulsione, poi si sono evolute e le zampe da uccello sono diventate due code ma in un atteggiamento tentatore ed aggressivo: il loro canto è seduzione, sopraffazione e morte. La metamorfosi della sirena va di pari passo con l’evoluzione dell’uomo, con i cambiamenti culturali, religiosi e sociali. La fase successiva è una sirena più ingentilita, con le cosce unite e le due code attorcigliate con grazia – rappresenta la seduzione, il rischio e l’avventura.  E poi finalmente la sirena come è rappresentata nei miti moderni – con una coda sola, ma sempre suadente – che incarna voluttà e tormento, piacere e crudeltà, il terrore di essere trascinati negli abissi del mare stretti in un abbraccio dolce e letale.


lunedì 7 settembre 2020

L'installazione "Opus" alla mostra "Unbreakable: Woman in Glass"

Installazione "Opus " di Lolita Timofeeva

Ma non mangiare dell’albero della scienza del
bene e del male; poiché in qualunque giorno tu
ne avrai mangiato, morirai di morte.
(Genesi, cap. II, 17)


L’installazione “Opus” può avere diversi livelli di lettura, quello più immediato  suggerisce la visione dell’albero sradicato che giace per terra - il geroglifico del corpo sofferente dell’umanità - è una metafora di ciò che sta succedendo ora nel mondo, rappresenta la nostra vulnerabilità. Gli alambicchi di vetro trasparente si nutrono della linfa dell' albero della vita ed è un messaggio di speranza.  È la trasmutazione attraverso un’esperienza dolorosa e attraverso una conoscenza nuova della fragilità del nostro pianeta, della nostra civiltà.
E qui possiamo approfondire i significati dal punto di vista alchemico: l’immagine rimanda allo stadio iniziale del Magistero – la nigredo – stadio che rappresenta le difficoltà che l’adepto deve superare durante il suo viaggio iniziatico all’interno di se stesso per scoprire la "aurea apprehensio", cioè la conoscenza salvifica.
In alchimia l’albero è un simbolo femminile: affonda le sue radici nella terra e proietta i rami come le braccia nel cielo, unisce il cielo alla terra, il sacro al profano, il visibile all’invisibile. È associabile al potere generativo femminile della terra e del cosmo, poiché, come l’albero, il cosmo si rigenera incessantemente ed è sorgente inesauribile di vita, rappresenta la forza universale.
È l’albero di Sophia o Sofia (dal greco σοφία) -  la sapienza (dal latino sapientia, derivato di sapiens -entis «sapiente, saggio»), è un concetto filosofico che presuppone il possesso teorico di approfondita scienza e capacità morale di saggezza.
L’albero è la Regina e gli alambicchi - gli Adepti - sono in atto di suggere, dal seno della Regina, il “latte della conoscenza”.
Gli alambicchi hanno la funzione di distillare -nel senso allegorico  e spirituale- il nostro tempo, purificare il valore della nostra  vita, aiutarci nella ricerca dello “spirito puro”, ovvero scoprire la quintessenza delle cose, trasformare la nostra mente in oro.
L’alchimia è una vera e propria filosofia di vita, è un’ideologia della salvezza e della libertà ed è un sistema di pensiero ottimista: la debolezza dell’alchimista costituisce la sua forza,  il non raggiungere mai la sua meta dà la misura dell’ambizione dei suoi sogni.

La mostra è a cura di Nadja Romain e Koen Vanmechelen
è visitabile fino al 7 gennaio 2021
alla Fondazione Berengo Art Space
in Campiello Della Pescheria, Fondamenta dei Vetrai, Murano (VE)




martedì 4 agosto 2020

Guttuso a Noto. L’uomo che sognava di unire la verità con la bellezza e il comunismo con l’arte



di Lolita Timofeeva

Lo rivela l’esposizione “Io, Renato Guttuso” allestita nella splendida cornice dell’Ex Convento di Santa Chiara a Noto, l’odierna sede del Museo Civico. La mostra, organizzata da Sikarte e curata da Giuliana Fiori, chiuderà i battenti l’11 ottobre.
Attraverso le trentaquattro opere selezionate, lo spettatore è invitato a seguire il percorso dell’artista siciliano e a scoprire passo dopo passo il suo animo, per conoscere le diverse sfaccettature della sua ricca personalità, a volte contraddittoria. Antifascista impegnato in politica e amante della bella vita, generoso ma anche geloso di ciò che aveva conquistato, da uomo del sud, attaccato alle proprie radici e nello stesso tempo aperto al mondo. Esuberante e curioso, ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca di verità e alla loro rappresentazione.
Nato a Bagheria nel 1911, successivamente si trasferì a Palermo e poi a Roma e a Milano ma non dimenticò mai la sua Sicilia, la luce e i colori di questa terra si rifletteranno sempre nelle sue opere. Si formò artisticamente sul modello delle correnti figurative europee, influenzato da artisti come Courbet, Van Gogh e Picasso, con  una forte infatuazione, a volte contrastata, per tutto ciò che rappresentava l’Unione Sovietica, dove si recò diverse volte come esponente del Partito Comunista italiano.
Nel 1948 in Polonia, durante il Consiglio Mondiale della Pace a Wroclaw, Guttuso stringe amicizia con Il'ja  Ėrenburg, un noto giornalista e scrittore sovietico, con il quale condivide  un’ammirazione incommensurabile per Picasso ed il proposito di assegnare all'artista spagnolo il Premio Lenin, essendo entrambi membri della giuria del  premio destinato alle figure politiche filo sovietiche oppure agli artisti stranieri cosiddetti “progressisti”. Ma quest’idea, sostenuta anche da Aragon e Neruda, fu contrastata da altri membri del Comitato che  ritenevano Picasso amorale. Riuscirono a realizzare il loro piano solo nel 1962. Nello stesso anno Guttuso fu eletto membro onorario dell'Accademia delle arti dell'URSS diretta allora da A.M. Gerasimov che odiava Picasso. Solo l’impegno sociale nella pittura di Guttuso e la sua appartenenza al Partito Comunista Italiano impedì a Gerasimov di ribaltare il risultato delle elezioni.
Nonostante la grande differenza di età, il rapporto con l' amico scrittore durerà fino alla fine della vita di Ėrenburg, che scrive nel libro di memorie “Uomini, anni, vita” (1961) riferendosi al suo viaggio in Italia nel 1949, a cui partecipò anche Picasso:
“Guttuso è un uomo di passioni, un vero uomo del sud. Ancora oggi è alla ricerca di sé stesso: vuole unire la verità con la bellezza e il comunismo con l'arte che ama; mi domandava con esaltazione di Mosca e con devozione ammirava Picasso; dipingeva grandi tele su temi politici e piccole nature morte”.
Esattamente queste piccole nature morte, come anche i rigorosi limoneti, i paesaggi con gli ulivi – il suo espressionismo mediterraneo - erano i più apprezzati  in Unione Sovietica. Proprio la sua sicilianità aveva fatto breccia nel cuore dei russi.
Guttuso era visto in Unione Sovietica come un divo venuto dall’occidente, era ammirato per la sua ricca personalità esplosiva e perché era sincero e diretto.

La prima mostra di Renato Guttuso a Mosca è stata possibile cinque anni dopo la morte di Stalin con l’arrivo di Krusciov e la destalinizzazione. Il Museo Puskin di Mosca gli dedicò un’importante retrospettiva nel ’61.
Lo scrittore ViktorNekrasov ricorda così un suo colloquio informale con Guttuso in quell'occasione:
 “... Abbiamo parlato in una strana mescolanza di russo, francese e italiano. Il motivo principale dei suoi attacchi era: perché  stiamo mentendo così testardamente in tempi così feroci. Sui giornali, nei libri, alle riunioni. Non avevo gli argomenti per difendermi, quindi sono passato a un contrattacco.
- Sono un semplice membro del partito, - mi sono giustificato - tu invece sei un amico di Togliatti, il membro del Comitato Centrale del più grande e influente Partito Comunista nel mondo occidentale. E tutto ciò che stai dicendo ora dovrebbe essere detto non a me, ma a Brèžnev.
 Guttuso scoppiò a ridere: - Figurati, hai trovato con chi parlare ...
Allora non fate i ruffiani con lui! - urlai - E quando venite ai nostri congressi, tagliate la testa al toro! Ma in somma, parliamo meglio dell'arte. – avevo smussato”.

Nella Russia di allora le sue grandi tele con numerose figure - espressioni di temi politici - erano ritenute non sufficientemente di sinistra anche perché gli esponenti del Partito Comunista Italiano all'epoca erano accusati di revisionismo.  E c’era anche chi nell'ambiente dell’arte storceva il naso perché Renato non era in linea con la scuola accademica: i principi del realismo socialista erano inflessibili.
E’ emblematico il ritratto di Guttuso realizzato da Pavel Korin nel 1961 (Museo Russo, Pietroburgo) che lo raffigura  sullo sfondo di una sua natura morta con un cesto di vimini piuttosto che sullo sfondo di una sua tela "politica".
Nel 1972 gli viene dedicata una mostra all’Accademia delle arti di Mosca.
Un testimone dell' evento, Andrey Evplanov (scrittore e giornalista russo) così lo descrive:
“La mostra di dipinti di Guttuso, che ebbe luogo nelle sale dell'Accademia delle arti dell'URSS, divenne per me una finestra verso l'Italia. C'erano pochi quadri, e tutti si sono fusi in un'unica immagine per me - qualcosa di leggero, luminoso, eccitante. C'erano pochi visitatori alla mostra. E quelli che arrivarono rimasero perplessi a lungo davanti al dipinto "I funerali di Togliatti". Tra coloro che salutavano per  l'ultimo viaggio il leader dei comunisti italiani, l'artista ha più volte raffigurato lo stesso Togliatti, se stesso e un sacco di cloni di Lenin. Successivamente, questa trovata è stata ampiamente utilizzata da Glazunov, popolando densamente le sue creazioni con personaggi riconoscibili”.

Ma torniamo alla mostra siciliana che ripercorre tutte le tappe della sua creatività. Tra gli olii e i disegni possiamo scoprire Guttuso uomo, artista, intellettuale, politico e scenografo.
L’esposizione del Museo Civico di Noto inizia con il dipinto “L’aranceto” del 1957, che sembra  star  lì ad introdurre, ad annunciare allo spettatore la "sicilitudine" che percepirà aggirandosi tra le opere di Renato Guttuso, quella condizione esistenziale e metafisica che trapela da ogni sua tela.
Potrete ammirare il coloratissimo studio per il famoso dipinto “Vucciria”: “La cassetta con peperoni e melanzane” del 1974, un dipinto che nella mostra vive di propria luce.
E poi le opere dedicate all'universo femminile come espressione di quiete - “Mimise che dorme” del 1941, un toccante ritratto della moglie Maria Luisa Dotti - ma anche alcuni nudi conturbanti dedicati  alla sua musa Marta Marzotto.
“La visita di Dürer” è la fusione perfetta tra presente e passato, un convivio tra l’arte e il cinema rappresentati da Dürer e da Marlene Dietrich, con le mani di Guttuso che fanno gli  onori di casa offrendo un dolce siciliano.
E la “Eruzione dell’Etna” con le persone-ombra che ammirano il lento movimento di fiumi di magma incandescente, il dipinto che sembra dialogare con i reperti archeologici della Noto Antica distrutta dal terremoto, esposti nella sala, in un intimo memento mori.

Museo Civico di Noto - Ex Convento di Santa Chiara

27 giugno - 11 ottobre 2020.
Visitabile tutti i giorni dal lunedì alla domenica.
Informazioni
SIKARTE - www.sikarte.it
+39 334 199 9072
Ufficio Stampa  
Valentina Barbagallo
349 84 71 800

domenica 29 marzo 2020

Quarantena 2020


È curioso: questo disegno lo avevo preparato per fare gli auguri di buon 2020. Non vi sembra una famiglia in quarantena?
Tanti anni fa avevo iniziato a fare gli auguri di Natale e di Buon Anno ai miei amici con un disegno, tant’è che è diventata una tradizione.  Dopo aver esaurito i segni dello zodiaco cinese che si basa su un ciclo di 12 anni, ad ognuno dei quali è associato ad un animale, ho cominciato ad usare o il tema del progetto sul quale stavo lavorando, oppure sperimentavo qualche tecnica nuova. Così è accaduto anche per il 2020.
Volevo semplicemente raffigurare (come augurio) una famiglia unita, con le radici forti, invece avevo raffigurato la quarantena.

lunedì 23 marzo 2020

È il virus?

“È il virus?” di Lolita Timofeeva, cm.80x60, alchid su tela, 2004
“State a casa e divertitevi! La morte nera fugge dalla musica e dall’allegria”.
È la citazione dal film “Avicenna” di  Kamil Jamatov (1956) che descrive un’epidemia di peste.
Avicenna sottolineava lo stretto rapporto tra emozioni e salute, e riteneva che la musica ha effetti importanti sullo stato del paziente.
“È il virus?” è un dipinto del 2004 al quale sono molto affezionata e lo tengo in casa. Mi sono resa conto che è diventato attuale oggi nel 2020 durante la pandemia di coronavirus.

giovedì 18 aprile 2019

ASTA D’ARTE CONTEMPORANEA IN COLLABORAZIONE CON SOTHEBY’S


a cura di Gloria Gatti
Opere di 70 artisti a favore del progetto "MEDITERRANEO. OLTRE I MURI NELLA MENTE"

Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci
Spazio Polene, Via Olona n. 6/bis, Milano
martedì 14 maggio 2019

Programma:
18.00 Cocktail ed esposizione delle opere
18.30 Asta

Saluto di apertura  Alessandro Costacurta – Campione del calcio e collezionista
Introduce Gloria Gatti – Curatore dell’Asta
Batte l’asta Filippo Lotti – Amministratore Delegato di Sotheby’s Italia
Presiede Janiki Cingoli – Presidente CIPMO

L’Asta benefica d’Arte Contemporanea per CIPMO, giunta alla sua VII Edizione, sosterrà lo sviluppo del progetto di educazione alla cittadinanza “Mediterraneo. Oltre i muri nella mente”, grazie al quale studenti di Istituti superiori italiani dialogano, guidati dai loro docenti, con studenti di Istituti di Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo (Albania, Giordania, Israele, Marocco, Palestina, Tunisia,). Attivo già da cinque anni con Istituti superiori milanesi, nel 2019 il progetto si è ampliato sul territorio nazionale coinvolgendo anche cinque Istituti romani e altrettanti del Sud Mediterraneo.

“I muri nella mente sono spesso più difficili da rimuovere di quelli veri, perché vengono costruiti con un continuo bombardamento di messaggi, che amplificano e deformano la realtà, isolando solo quelli più negativi. Un’opera d’arte è in sé un momento di dialogo, tra l’artista e lo spettatore, tra l’artista e la sua visione del mondo, tra la realtà e la sua fantasia e creatività, mediate dal rigore e dalla professionalità di un metodo costruito negli anni. Il dialogo, la costruzione di canali di comunicazione e di comprensione dell’Altro, è d’altronde il mestiere di CIPMO, cui ci dedichiamo da trent’anni”. Janiki Cingoli, Presidente CIPMO

“Il Progetto – Mediterraneo. Oltre i Muri nella mente – è nella scuola di oggi un’occasione concreta di educazione interculturale che nasce non da riflessioni teoriche, ma da contatti e incontri reali tra giovani appartenenti a realtà, culture, stili di vita profondamente diversi. Gli studenti anche e soprattutto attraverso le difficoltà che incontrano nel percorso sperimentano la fatica dell’apertura, della costruzione e del mantenimento di un dialogo. Sono proprio questa consapevolezza e queste esperienze concrete che faranno di loro in futuro delle persone sensibili e attente a non erigere muri.”Alessandra Caponio e Adele Neri, docenti del liceo “Primo Levi” di San Donato Milanese

“Curare l’asta benefica in favore del CIPMO è per me sempre un grande onore ma soprattutto un’immensa gioia. È un’occasione che mi lascia dismettere per alcune preziose ore i miei soliti panni d’avvocato e di lavorare per l’arte nella sua più bella espressione, quella del messaggio sociale e della solidarietà che accomuna tutti coloro che partecipano alla realizzazione di questo progetto. Quest’anno ho sentito ancora più forte da parte dei nostri artisti, molti dei quali ormai sono cari amici, il desiderio di essere parte della famiglia del CIPMO che lavora da trent’anni per creare una cultura condivisa e cerca di abbattere i muri nella mente, quelli della diversità, dell’esclusione e della sottocultura attraverso la parola e l’arte. E così le nostre opere, che possono sembrare isolate, entrano in dialogo l’una con l’altra portando con sé il “senso del giusto” che è quello dell’uguaglianza, come se a vegliare su di loro e su tutti noi ci fosse il dio del “Canto della pianura” di Haruf che tutti avvolge di comunanza, gentilezza, coraggio e compassione”. Gloria Gatti, Curatrice.

Opere di prestigiosi artisti italiani e internazionali: Vittorio AMADIO, Mario ARLATI, Ugo ATTARDI, Maryam BAKHTIARI, Gianni BERENGO GARDIN, Francesca BOFFETTI, Albino Rodolfo BOFFI, Diego BOIOCCHI, Alda Maria BOSSI, Alessandro BUSCI, Carlo CALDARA, Sylvia CATASTA, Giovanni CERRI, Sandro CHIA, Gianni COLOMBO, Vanni CUOGHI, Luciano DE LIBERATO, Enrico DELLA TORRE,  Loris DI FALCO, Alessandro DI VICINO GAUDIO, Rosa Maria FALCIOLA, Benham Ali FARAHZAD, Angelo FERRILLO, Elia FESTA, Daniele FORTUNA, FRODE, Ruggero GABBAI, Giorgio GALIMBERTI, Omar GALLIANI, Leonardo GAMBINI, Salvatore GARAU, Luca GASTALDO, Luca GRECHI, Riccardo GUSMAROLI, Ali HASSOUN, Maurice HENRY, Pina INFERRERA, Emilio ISGRÒ, Margherita LEVO ROSENBERG, Lydia LORENZI, Giorgio MELZI, Maria MULAS, Isabella NAZZARRI, Izumi ŌKI, Alberto ORIOLI, Antonio PARADISO, Amato PATRIARCA, Francesco PATRIARCA, Guido PERUZ, Lele PICÀ, Tom PORTA, Tiziana PRIORI, Salvatore PROVINO, Lorenzo PUGLISI, Tobia RAVÀ, Irene ROSSI, Gala ROTELLI, Marco Nereo ROTELLI, Michael ROTONDI, Antonio SALVADOR, Stefania SANTARCANGELO, Dado SCHAPIRA, SCIMON, Tina SGRÒ, Lapo SIMEONI, Giuseppe SINISCALCHI, Fabio Rafael SOTO, Lolita TIMOFEEVA, Alessandro VASAPOLLI, Paolo VEGAS, Caterina VOLTOLINI, Giulio ZANET, Donata ZANOTTI.

Informazioni:
CIPMO – Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente
e-mail asta@cipmo.org
Tel +39 02 866 147

"Labor_alchymicus_26" di Lolita Timofeeva


lunedì 13 novembre 2017

Conferenza “Arte visiva tra esoterismo, alchimia e simbolismo”. Casina Pompeiana, Napoli

In occasione della mostra Opus Alchymicum di Lolita Timofeeva (Castel dell’Ovo, fino al 2 dicembre), il 18 novembre 2017, dopo una visita guidata alle ore 15 fatta dalla stessa artista che racconta le sue opere, alle ore 17.30, presso la Casina Pompeiana della Villa Comunale di Napoli, Maurizio Vanni e Claudio Spinelli parlano di Arte visiva tra esoterismo, alchimia e simbolismo. Il movimento dell’anima da Lascaux a Timofeeva, un’occasione per calarsi nella dimensione onirica di Lolita Timofeeva.

Cosa è un’opera d’arte visiva? È sufficiente una solida base culturale per poterne comprendere il significato? E se la percezione fosse legata alla dimensione dell’anima? E se tutte le opere d’arte contenessero riferimenti esoterici?

Questi sono solo alcuni dei quesiti che si affronteranno durante il dibattito, attraverso un racconto che prende in considerazione dimensioni percettive diverse rispetto a quelle convenzionali dei manuali di storia dell’arte. All’incontro sarà presente anche il Console Onorario della Lettonia a Napoli Roberto Berni Canani.

L’incontro del 18 novembre, inoltre, è un modo per ricordare i 100 anni di indipendenza della Repubblica di Lettonia che saranno celebrati esattamente tra un anno, il 18 novembre 2018.

Maurizio Vanni
Museologo, Critico e Storico dell’arte, specialista in Marketing museale. Attualmente è Direttore Generale del Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Professore ordinario di Museologia e Marketing museale all’Università di Buenos Aires (Argentina), Docente di Advanced Marketing alla Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata, Docente di Marketing delle Arti e della Cultura presso il Conservatorio Boccherini di Lucca. Curatore di eventi, tra mostre e progetti legati alla museologia e al marketing museale in oltre sessanta musei di trenta Paesi del mondo e ha tenuto conferenze, seminari e corsi di specializzazione in quaranta università internazionali. Ha al suo attivo oltre 200 pubblicazioni.

Maurizio Vanni
Professore ordinario di Chirurgia Pediatrica e infantile all’Università di Pisa, è appassionato di arte e di pittura, autore di opere esposte in diverse mostre personali – a Milano nel contesto dell’Expo 2015, nel Lu.C.C.A. Museum nel 2016 – e che fanno parte di importanti collezioni private.
Tiene conferenze e seminari su temi legati alle arti visive.
È Direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Pediatrica e della sezione Dipartimentale Universitaria di Chirurgia Generale Pediatrica, Adolescenziale e Giovani adulti. Autore di oltre 500 pubblicazioni scientifiche e diversi libri.


Info: T. +39 327 597 8850   kengarags@fastwebnet.it