Il volto bizzarro di Arte Fiera
Quando vado a vedere le mostre-mercato come Arte Fiera, dove le proposte sono tante e si rischia il disorientamento, mi affido all’intuizione scorgendo tutto comunque, per i fini didattici, ma fermandomi solo davanti alle opere molto belle, opere bizzarre oppure davanti alle opere che mi incuriosiscono come fenomeno sociale.
Il significato del bello è diverso per ognuno di noi.
Per me il “bello” relativo a un’opera d’arte non significa che raffiguri per forza un qualcosa di aggraziato, ma che i suoi contenuti mi provochino una sorta di inquietudine, inchiodandomi davanti nel tentativo di coglierne il significato. Vuol dire che l’armonia o la disarmonia apparente dei mezzi usati mi porta oltre l’oggetto o soggetto raffigurato, toccando in me le corde di un ricordo antico, scavando nella mia memoria genetica e facendomi vivere l’esperienza della trascendenza.
Invece il “brutto” nell’arte per me è semplicemente il sinonimo del banale.
Ora però, non parlerò delle opere belle o brutte, ma farò un piccolo reportage personale e sicuramente parziale basandomi sulle osservazioni che abbiamo fatto con alcuni amici artisti, galleristi e collezionisti, visitando Arte Fiera.
Quest’anno la fiera particolarmente si è distinta per la presenza di “oggetti d’arte” come, per esempio, il divano-scultura di Robert Stadler che dovrebbe essere anche comodissimo. Oppure la scultura-mobiletto di Vincent Dubourg che potrebbe arredare qualche dimora elegante. È un compromesso tra l’arte e la funzionalità e quindi lo sconfinamento dell’arte nel design, o forse viceversa.
Altra categoria di “oggetti d’arte” sono una specie di “giocattoli” per adulti di grandi dimensioni, realizzati in vetroresina laccata o in altri materiali molto lucidi. Fanno pensare ai gadget di lusso che di solito si vedono nelle réclame delle riviste pattinate.
È una corrente lanciata da Jeff Koons, una pop art rivisitata, spesso dichiaratamente kitsch, qualche volta divertente e ironica.
Come vedete, il mio atteggiamento è già un pregiudizio. Ma girando tra agli stand a un certo punto mi sono fermata davanti ad alcune opere di Urban Grünfelder, anche quelle realizzate in un materiale simile, che però mi hanno incuriosito per il contenuto, quindi, ho pensato che non è importante il mezzo che si usa, ma l’idea. E in questo caso il materiale liscio e lucido giocava a favore dell’opera, sdrammatizzando un po'.
E poi c’erano tantissime opere realizzate in materiali riciclati, usati soprattutto dai giovani. Questa tendenza forse, si può interpretare sia come esigenza per la salvaguardia dell’ecologia del nostro pianeta, sia come risposta alla crisi che viviamo.
Si è notato che sono visibilmente diminuite le gallerie che presentano video arte. Ma in compenso nell’aula magna Santa Lucia, per i fortunati che sono riusciti a entrare, è stata realizzata una performance meravigliosa di Bill Viola, con le musiche di Arvo Pärt, famoso compositore sperimentale estone. Probabilmente la storia sta facendo il proprio corso rendendo difficoltoso agli artisti giovani misurarsi con i grandi come Bill Viola.
La notte bianca è stata apprezzata quest’anno più che mai. L’euforia si percepiva ovunque: nei musei aperti fino alla notte fonda, nelle feste, in mezzo alla gente che ha invaso le strade del centro di Bologna. La folla incantata si spostava da un palazzo storico all’altro come fosse stregata dal loro fascino.
Il significato del bello è diverso per ognuno di noi.
Per me il “bello” relativo a un’opera d’arte non significa che raffiguri per forza un qualcosa di aggraziato, ma che i suoi contenuti mi provochino una sorta di inquietudine, inchiodandomi davanti nel tentativo di coglierne il significato. Vuol dire che l’armonia o la disarmonia apparente dei mezzi usati mi porta oltre l’oggetto o soggetto raffigurato, toccando in me le corde di un ricordo antico, scavando nella mia memoria genetica e facendomi vivere l’esperienza della trascendenza.
Invece il “brutto” nell’arte per me è semplicemente il sinonimo del banale.
Ora però, non parlerò delle opere belle o brutte, ma farò un piccolo reportage personale e sicuramente parziale basandomi sulle osservazioni che abbiamo fatto con alcuni amici artisti, galleristi e collezionisti, visitando Arte Fiera.
Quest’anno la fiera particolarmente si è distinta per la presenza di “oggetti d’arte” come, per esempio, il divano-scultura di Robert Stadler che dovrebbe essere anche comodissimo. Oppure la scultura-mobiletto di Vincent Dubourg che potrebbe arredare qualche dimora elegante. È un compromesso tra l’arte e la funzionalità e quindi lo sconfinamento dell’arte nel design, o forse viceversa.
Altra categoria di “oggetti d’arte” sono una specie di “giocattoli” per adulti di grandi dimensioni, realizzati in vetroresina laccata o in altri materiali molto lucidi. Fanno pensare ai gadget di lusso che di solito si vedono nelle réclame delle riviste pattinate.
È una corrente lanciata da Jeff Koons, una pop art rivisitata, spesso dichiaratamente kitsch, qualche volta divertente e ironica.
Come vedete, il mio atteggiamento è già un pregiudizio. Ma girando tra agli stand a un certo punto mi sono fermata davanti ad alcune opere di Urban Grünfelder, anche quelle realizzate in un materiale simile, che però mi hanno incuriosito per il contenuto, quindi, ho pensato che non è importante il mezzo che si usa, ma l’idea. E in questo caso il materiale liscio e lucido giocava a favore dell’opera, sdrammatizzando un po'.
E poi c’erano tantissime opere realizzate in materiali riciclati, usati soprattutto dai giovani. Questa tendenza forse, si può interpretare sia come esigenza per la salvaguardia dell’ecologia del nostro pianeta, sia come risposta alla crisi che viviamo.
Si è notato che sono visibilmente diminuite le gallerie che presentano video arte. Ma in compenso nell’aula magna Santa Lucia, per i fortunati che sono riusciti a entrare, è stata realizzata una performance meravigliosa di Bill Viola, con le musiche di Arvo Pärt, famoso compositore sperimentale estone. Probabilmente la storia sta facendo il proprio corso rendendo difficoltoso agli artisti giovani misurarsi con i grandi come Bill Viola.
La notte bianca è stata apprezzata quest’anno più che mai. L’euforia si percepiva ovunque: nei musei aperti fino alla notte fonda, nelle feste, in mezzo alla gente che ha invaso le strade del centro di Bologna. La folla incantata si spostava da un palazzo storico all’altro come fosse stregata dal loro fascino.
Lolita
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