Il mio blog è un pesce?
Ho riflettuto a lungo sul perché crearsi un blog. Pur ammettendo di avere forti pregiudizi per la marea di banalità che circola in rete e di avere impegni che per ora ritengo più interessanti, mi arrendo al richiamo della modernità rinchiuso in questo nomignolo-neologismo “blog”.
Ma c’è un piccolo problema: ho sempre sostenuto che fare una qualsiasi cosa senza voglia è tempo perso. Allora provo a convincere me stessa usando un trucco: mi impongo di cambiare il mio punto di vista. Perché quando non riesci a mutare le cose secondo il tuo desiderio, poi sempre aiutare il tuo desiderio a cambiare.
Dunque, mi arrendo e prometto di accettare la sfida e di seguire questa sorta di diario di bordo amorevolmente.
La parola “sfida” già mi piace. Ma scrivere un blog è sempre mettersi in piazza. Pur riconoscendo la democrazia di questo mezzo, il tuo pensiero e ciò che fai diventa accessibile a tutti. È un po’ come spogliarsi…
Ma sono timida.
“Sei bugiarda”, mi dico “perché la scelta che hai fatto nella vita, di fare l’arte, già porta ad esporti con immagini e colori. Allora perché non aiutarsi con la parola?”
Ed ecco, è avvenuto il ribaltamento nella mia mente. Il nomignolo-neologismo “blog” è diventato più simpatico, più familiare.
Il suo suono ora mi pare simile a un tonfo. Già lo immagino come un pesce grosso, immerso nella sfera di cristallo – l’acquario che sta al centro della mia casa.
È una specie di animale acquatico da compagnia che deve essere seguito, accudito e nutrito.
Ma fa compagnia? O costringe a fargli compagnia?
A questo punto non importa, purché mi faccia progredire, evolvere, ammodernare e migliorare. E' questa l'unica cosa che conta.
Vedo una sostanza luccicante che si chiama “modernità” riflessa nelle squame del mio pescecane o forse pesce gatto!
Anche se entrambi forse, le squame non ce l’hanno.
Ma c’è un piccolo problema: ho sempre sostenuto che fare una qualsiasi cosa senza voglia è tempo perso. Allora provo a convincere me stessa usando un trucco: mi impongo di cambiare il mio punto di vista. Perché quando non riesci a mutare le cose secondo il tuo desiderio, poi sempre aiutare il tuo desiderio a cambiare.
Dunque, mi arrendo e prometto di accettare la sfida e di seguire questa sorta di diario di bordo amorevolmente.
La parola “sfida” già mi piace. Ma scrivere un blog è sempre mettersi in piazza. Pur riconoscendo la democrazia di questo mezzo, il tuo pensiero e ciò che fai diventa accessibile a tutti. È un po’ come spogliarsi…
Ma sono timida.
“Sei bugiarda”, mi dico “perché la scelta che hai fatto nella vita, di fare l’arte, già porta ad esporti con immagini e colori. Allora perché non aiutarsi con la parola?”
Ed ecco, è avvenuto il ribaltamento nella mia mente. Il nomignolo-neologismo “blog” è diventato più simpatico, più familiare.
Il suo suono ora mi pare simile a un tonfo. Già lo immagino come un pesce grosso, immerso nella sfera di cristallo – l’acquario che sta al centro della mia casa.
È una specie di animale acquatico da compagnia che deve essere seguito, accudito e nutrito.
Ma fa compagnia? O costringe a fargli compagnia?
A questo punto non importa, purché mi faccia progredire, evolvere, ammodernare e migliorare. E' questa l'unica cosa che conta.
Vedo una sostanza luccicante che si chiama “modernità” riflessa nelle squame del mio pescecane o forse pesce gatto!
Anche se entrambi forse, le squame non ce l’hanno.
Lolita
Commenti
Buon viaggio in questa nuova avventura.
un'amica pronta a seguirti.