Ricordando Mario Luzi


                                                      HOMO OBSCURUS VATES (particolare), 2001, tecnica mista
Ieri, il 23 ottobre, nella biblioteca di San Pietro in Casale (BO) intitolata con il nome di Mario Luzi è avvenuta la presentazione del libro “Avventura della dualità” edito nel 2003 da Giubbe Rosse di Firenze. È una raccolta di poesie proprio di Mario Luzi dedicata alla figura femminile e da me illustrata.

È stato bello ricordarlo e ho pensato di essere stata veramente fortunata ad incontrarlo sul mio percorso e di aver potuto entrare nel suo universo.

È stata un’esperienza che mi ha arricchita moltissimo: oltre all’umanità donatami dal professor Luzi con la sua amicizia, ho studiato profondamente la sua opera per poter appropriarmi dei suoi significati più reconditi, per tradurli poi, in disegni.

Ci siamo incontrati con una certa frequenza per realizzare questo libro.
Ma i nostri incontri non erano oggettivi, erano incontri con i fantasmi e con immagini sognate. Sia quando commentavamo le sue poesie e i miei disegni man mano che li realizzavo, sia quando facevamo passeggiate su Lungarno o a Pienza, dove si trasferiva d’estate. Era come fossimo avvolti da un velo fatto da un misto di questa nostra disposizione all’immaginario, al sogno, al sensibile e al soprasensibile.

                                                        Firenze, 2001, in visita alla mia mostra “Maledetti toscani”

Mi diceva che questo progetto gli faceva rivivere il momento in cui lui scrisse il “Quaderno gotico”, perché il nostro libro a questo si riferiva inizialmente, poi è stato arricchito con altre sue poesie più tarde, le quali sono diverse dal “Quaderno gotico”, ma non sono discordi.

Ricordo che alla mia domanda sul titolo del “Quaderno gotico” mi rispose:
“non c’è una storia di un titolo poetico che si possa discriminare logicamente”.
Mi descrisse quel periodo storico tra la fine del 44 e l’inizio del 45, quando la Linea gotica era poco al di sopra di Firenze, immediatamente sull’Appennino. Questa è stata una delle ragioni che lo hanno indotto ad usare la parola “gotico”. Ed era gotica anche quella specie di ascesi che lui sentiva. Mi disse che in quel momento aveva un bisogno disperato di esprimere amore, un bisogno di ipotizzare un amore totale che veniva dal dopo di quell’esperienza dissolutiva su tutti i piani che è stata la guerra. E da lì è riemerso il “Quaderno gotico” in uno slancio verticale, e quindi gotico nella sua immaginazione formale.

In questo testo c’è il sì e il no, il reale e il surreale. C’è l’incontro e anche la separazione. C’è qualcosa che rimane impenetrabile anche nella passione più pura, più profonda. E c’è qualcosa che può sublimare la dualità in una unità.

Abbiamo spesso parlato della dualità che è  il dramma del mondo che si ripercorre in tutte le esperienze umane, in tutti i temi che la mente umana possa affrontare. Il bene e il male. Si ripercorre anche in tutta l’opera di Mario Luzi penetrando ovunque, anche nella più intima passione.

Un giorno mi citò la prima lettera di San Giovanni che dice: gli uomini scesero dalle tenebre. “Quindi la coesistenza del bene e del male nel mondo c’è. Il male esiste”, mi disse e poi aggiunse con la serenità forzata: “è difficile arrivare ad ammettere questo, ma credo che bisogna arrivarvi. E io vi sono arrivato…” Sono rimasta folgorata.
                                                                     Pienza, 2002

Firenze è una città misteriosa che attrae le persone dai mondi lontani. C’è evidentemente una sorta di segreto richiamo in questa città per tutto ciò che vi è stato. Ci sono tante cose che mi legano a Firenze, ma quella che più mi commuove è di aver potuto amarla insieme al grande Mario Luzi, di aver potuto condividere con lui una storia molto fiorentina, perché questo libro lo sento proprio intrinseco alla città di Firenze.

La vita è curiosa. Quando studiavo il Rinascimento italiano, Firenze era meta preferita dei miei sogni, la conoscevo nei minimi particolari. Solo sui libri, naturalmente! Erano anni di cortina di ferro e ci era proibito viaggiare in occidente. Avevo letto le storie di vita di Michelangelo, di Leonardo, di Cellini e con l’immaginazione mi trasferivo nella loro epoca passeggiando in loro compagnia per le vie di Firenze. E quando vi sono finalmente arrivata, non potevo di certo incontrare questi grandi artisti, ma in compenso sono stata accolta da un grande poeta, Mario Luzi.
Ho pensato che a volte la realtà supera la fantasia…
                                                        Firenze, 2003, alla festa di compleanno di Mario Luzi  

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